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Newsletter #4

 

 

Pillole di botanica

IL CEDRO DEL LIBANO

Da un anno messo a dimora all'Orto Botanico di Roma,  il Cedro del Libano è una specie in pericolo da millenni. Nel 118 d.C. l'Imperatore Adriano, per tutelare gli splendidi cedri, emanò quello che può essere considerato il primo decreto di protezione ambientale della storia. Ogni anno nel mondo vanno perduti circa 13 milioni di ettari di boschi.  Essendo una gimnosperme, il cedro del Libano non ha fiori e frutti, ma strobili conosciuti come pigne, che presentano una struttura riproduttiva costituita da scaglie disposte a spirale. Al suo interno si trovano i semi che consentono la riproduzione dei cedri!

 

 

Da un anno messo a dimora all'Orto Botanico di Roma,  il Cedro del Libano è una specie in pericolo da millenni. Nel 118 d.C. l'Imperatore Adriano, per tutelare gli splendidi cedri, emanò quello che può essere considerato il primo decreto di protezione ambientale della storia. Ogni anno nel mondo vanno perduti circa 13 milioni di ettari di boschi.  Essendo una gimnosperme, il cedro del Libano non ha fiori e frutti, ma strobili conosciuti come pigne, che presentano una struttura riproduttiva costituita da scaglie disposte a spirale. Al suo interno si trovano i semi che consentono la riproduzione dei cedri!

 




 

Appuntamento con la Conservatrice

Dott.ssa Calo 

 

LE SUCCULENTE

 

Il team dell’Orto non ha mai smesso di prendersi cura del nostro paesaggio e delle nostre collezioni viventi in questo periodo di chiusura: 

condividiamo il loro lavoro di cura!

La Dott.ssa Flavia Calo è laureata in scienze naturali e da quasi 20 anni lavora all’orto botanico di Roma in qualità di operatrice tecnica. 

In particolare, si occupa della collezione delle piante succulente (normalmente chiamate ‘piante grasse’). 

Nel corso degli ultimi anni le serre espositive dedicate a queste collezioni sono raddoppiate per cui attualmente segue quattro serre storiche espositive ed una piccola serra di coltivazione e riproduzione. 

 

 

 

Può dirci come ha affrontato il lavoro di cura e salvaguardia della collezione in questo periodo di chiusura dell’Orto?

 

 In questo periodo di chiusura ho continuato a svolgere i lavori di cura e coltivazione delle piante nelle serre, lavorando in presenza 2/3 giorni a settimana per garantire tutte le operazioni necessarie alla cura e alla coltivazione delle piante. 

Quello invernale è un  periodo importante, in cui bisogna monitorare le temperature e le condizioni di umidità delle serre, controllando i fattori ambientali e climatici e monitorando le piante giornalmente. 

 

Sulle piante africane che sono in vegetazione si sono continuate le operazioni di innaffiatura e leggere concimazioni e si sono effettuate operazioni di rinvaso, anche se in misura minore rispetto al periodo più idoneo di fine inverno/primavera. Le cactaceae sono state lasciate a riposo, sospendendone le innaffiature.

 

È stato ed è un periodo importante di programmazione e progettazione sull’ampliamento delle collezioni, si contattano vivai specializzati, si reperiscono semi, si fanno prove di germinazione in laboratorio, si procede alla cartellinatura, revisione ed aggiornamento dei nomi. 

 

La chiusura dell’Orto non ha interferito con le nostre attività, ma per alcuni versi ci ha consentito di operare in maggiore tranquillità, di fare operazioni straordinarie quali ad esempio rinvasi e spostamenti di grandi esemplari ed allestimento di nuove aree espositive e collezioni.


 

Può darci una descrizione della collezione?

 

La serra Corsini è la serra che da più tempo ospita le piante succulente, si tratta della prima stufa calda del giardino Corsini, risalente alla prima metà dell’800. All’interno sono collocate piante suddivise per areale geografico e per famiglie botaniche. 

La serra monumentale o cupolone, la cui costruzione risale alla seconda metà dell’800, venne realizzata per la sede di via Panisperna e poi smontata, traslocata e riadattata sulla palazzina Podesti quando l’orto si trasferì nel 1883. All’interno sono esposti gli esemplari di dimensioni grandi di succulente africane prevalentemente Euphorbia e piante del Madagascar. 

 

La serra francese ospita una collezione ‘nuova’ che ormai ha quasi 8 anni, di succulente sudafricane con dati geografici (field number) appartenenti al genere Haworthia e Lithops e a qualche altro genere di cui diremo in seguito. 

Il laterale destro della serra monumentale ospita le piante Cites. 


 

Quali sono i metodi e le tecniche che utilizza per prendersi cura della collezione?

 

Per rispondere in modo sintetico, posso dire che, da quando mi occupo della collezione di succulente, cerco di utilizzare prodotti innovativi e naturali sulle piante, ammessi in agricoltura biologica, escludendo l’uso di prodotti chimici. La coltivazione nel rispetto delle piante, dell’ambiente e delle persone è per me alla base della coltivazione.
Coltivare intervenendo sui fattori fisici per esempio sulle condizioni di temperatura, luce ed umidità delle serre è fondamentale nel ridurre le cause per cui le piante si ammalano. È per questo che giornalmente procedo ad una verifica di temperatura, umidità, esposizione e controllo visivo di tutte le piante. L’uso di concimi naturali ed immunostimolanti irrobustisce ulteriormente le piante. 


 

Quale è la sua specie preferita della collezione ?

 

Mi occupo di centinaia di piante e quindi ne preferisco più di una: un genere che mi è particolarmente caro è il genere Haworthia e una pianta a cui sono molto legata è l’Aloidendron dichotomum.

 

 

 

Guarda il video della Serra Francese! 

Guarda il video della Serra Corsini!

 

 




 

Repost:

 

UN ALBERO NON MUORE MAI DEL TUTTO!




 

 

Riproponiamo la scultura di Andrea Gandini derivata dal fusto di un eucalipto, seccatosi a seguito delle nevicate verificatesi a Roma negli ultimi anni: emerge la figura di uno straordinario gatto!

 

Guarda il post!





 

 


 

Concorso fotografico Naturalmente 2020 

Complimenti a Micol Bendel per questo scatto splendido!




 

 

 





 

 

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